La storia della riflessione filosofica sul linguaggio è stata per secoli ricostruita come se la questione linguaggio non avesse nulla a che fare con la questione voce. Ovvero come se delle lingue verbali e, quindi, della natura umana, si potesse parlare a prescindere dal fatto che esse esistono in quanto sono prima di tutto voce articolata: quello specialissimo “gesto” specie-specifico che ha segnato la storia cognitiva e sociale del sapiens. Esso ha trasformato un animale adatto alla mera sopravvivenza nel protagonista di un’azione performativa. In effetti, il materializzarsi nel corso dell’antropogenesi della voce articolata impegna il corpo a fare spazio al linguaggio là dove le regole ferree dell’evoluzione avevano collocato funzioni ben più vitali quali la respirazione e la nutrizione. Il libro intende ricostruire l’interessante contributo che una scienza dell’uomo, come quella delineata da quest’ultimo a partire da un’idea operativa e non encefalocentrica dell’intelligenza, può dare all’intricatissimo e fascinoso dibattito oggi al centro della embodied cognition.

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