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L’azienda non è un sistema isolato. Ogni volta che pensiamo un sistema ci concentriamo sull’autonomia e sull’identità di qualcosa, tracciando un confine arbitrario tra quel sistema e il “resto”. Ma sappiamo che non esistono sistemi fatti così, e i concetti stessi di identità e autonomia sono concetti relazionali emergenti. Questo rimanda all’integrazione informazionale tra livelli che si attraversano, comunicano, si modificano assieme e co-evolvono, reti dinamiche di risorse e di conoscenza che cambiano con il mondo. In questo scenario in continua ebollizione, identità e autonomia dell’impresa non possono essere in alcun modo cristallizzati, ma devono essere in grado di ridefinirsi continuamente in modo sistemico. Ed il modo di farlo è spostare l’asse sulla capacità strategica di sviluppare conoscenza e  anticipazione, attivando ogni canale della rete in modo da rilevare emergenza e indurre partecipazione e condivisione. Un’azienda non è un bene “statico”, prodotto con funzioni predefinite e modellate unicamente su obiettivi competitivi. È un dispositivo di progettazione del futuro. Studiosi di diverse provenienze esplorano la possibilità di uno studio delle organizzazioni in un’ottica interdisciplinare che integra prospettive fisiche, biologiche, matematiche sociali e cognitive. L’organizzazione è un essere collettivo? Ha un sistema cognitivo? Può generare non soltanto prodotti ma idee, stili, valori? Che tipo di analisi può fornire una scienza delle organizzazioni? La rinuncia alla previsione si trasforma in capacità di rilevare e gestire emergenza, e configura la funzione del management come capacità strategica di scommettere sull’invenzione del futuro.

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