Audace e quindi rischiosa la tesi proposta in “Fretum Siculi” da Alessandro Fumia alla ricerca dell’isola perduta. Del resto, nel mare tra Scilla e Cariddi i pericoli sono sempre in agguato e quindi con coraggio l’autore affronta rapide correnti e gorghi, come un tempo dichiaravano programmaticamente gli Accademici Peloritani. Ciò premesso, la raccolta di antichi documenti realizzata in disparati archivi costituisce un interessante ed utile silloge da cui ciascun lettore potrà trarre giovamento, pur restando aperto il campo interpretativo. Fumia propone talune tesi suffragandole con notizie spesso inedite e comunque di non facile reperimento, creando una sorta di alter ego all’antico insediamento da sempre noto attorno al porto falcato, luogo del mito, della città primigenia. (…)

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