Il soprannaturale con tutte le sue auree nebbiose, vibranti, il prodigioso con i suoi echi arcani e smorzati, alle soglie della normalità e della quotidianità della vita e dell’esistenza, hanno da sempre attratto l’uomo, destandone la curiosità, l’interesse, spesso anche la paura.
Fin dalle antiche età, prima ancora di comprendere le modalità del suo sviluppo intellettuale e civile, egli aveva imparato a conviverci cautamente, scrutando con emozione quelle indecifrabili esperienze straordinarie o immaginarie alle quali delle volte assisteva e che, spesso originato dalla sua stessa fantasia e autosuggestione, spesso dalla fenomenologia climatica e atmosferica naturale, egli relegava al potere divino. L’idea del mistero o meglio la sua complessa realtà evanescente ha accompagnato il pensiero caratterizzato, l’espressione e alimentato il culto della civiltà, penetrando potentemente anche nella letteratura e nell’espressione di gusto gotico, nero, immaginifico, di qualche secolo addietro.
Neppure il progresso e l’evoluzione stravolgente del nostro tempo hanno cancellato il fascino, la curiosità e l’attenzione al mistero, al prodigioso e al soprannaturale.
Lo testimoniano le continue leggende, le colorite tradizioni e le fantasmagoriche testimonianze che ovunque è facile ascoltare e che spesso carichiamo di orpelli immaginativi e grotteschi. Anche Messina, la piccola cittadina dello Stretto, ha ereditato dal corso della storia le sue leggende fascinose, i suoi piccoli grandi misteri.
E allora qualcuno che li conosce a fondo e che ha risalito le loro scarne tracce, ha deciso di raccontarle. Giandomenico Ruta, indagatore dell’occulto, ha avuto modo di coagulare le vicende straordinarie accadute nella nostra città, riproponendole alla nostra attenzione con linearità espressiva e verità immediata di comunicazione.
Dalla storia, dal passato, dai ruderi di Messina, tramite le pagine di Ruta emergono le immagini fantastiche, irreali, spaventevoli che spesso abbiamo immaginato di vedere apparire agli angoli delle nostre vie. Emergono dal silenzio della notte nera e profonda, risorgono insieme ai loro passi melensi, cercano consolazione al loro immane dolore, alla solitudine e alla indifferenza scettica di chi sorride sulle loro fragili esistenze, ancora nuovamente violate.
Nessuno ci può imporre una scelta: bisogna decidere individualmente se popolare la scarna tribuna dei credenti, dei visionari o creduloni, oppure precipitarsi nella baraonda melmosa degli scettici.
In ogni caso, sicuramente gradevole e avvincente riuscirà la lettura di questo libro.

Luigi La Rosa (Giornalista)